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l'ostrica 
Un ostrica , lacerata da un granello di sabbia, raccolse il suo dolore in una perla e affinché la sua vita  non sembrasse di stenti, l’avvolse nei colori dell’arcobaleno. 
La perla cresceva e con essa il tormento che quel piccolo essere pativa. Ogni giorno, quando l’alba faceva tacere la luna che scaldava l’acqua nella quale viveva, con la luce si raffreddavano le sue speranze ed affiorava il disagio dell’ostrica perché si aspettava che qualcuno la liberasse da quel tumore che si allargava dentro di lei e che, sebbene bella a vedersi, era la causa di uno straziante malessere.  
Intanto la perla si adornava di tutte le sfumature che i raggi del sole, filtrati dall’acqua, le donavano. L’ostica abbracciava con disperazione quel dono inatteso che le impediva perfino di schiudersi affinché qualcuno la liberasse. 
Quando la perla, devastante come un turbine, le squarciò il cuore, la morte la invase e lei serrò per sempre le valve dentro le quali, nascosto, era rimasto quel seme iridescente che con tanta sofferenza aveva allevato. 
Come il poeta costretto a vivere perché altri apparecchino la loro mensa tranquilla leggendo il suo dolore.