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Una marionetta fragile come le piume dell’emozione, con il viso allungato dipinto attorno agli occhi del desiderio, giaceva senza che i fili dell’anima le muovessero il corpo. Anche il teatro era vuoto. Le foglie di un albero indeciso incorniciavano la tela di un sipario rimasto aperto da sempre aspettando che le panche , silenziose, si colmassero di voci.
La luce malinconica di ogni tramonto scendeva su quella figurina a cui nessuno cambiava l’abito da sposa che portava addosso tra la polvere delle sua quiete. Un giorno, davanti alla ribalta di quel teatrino si fermò uno sguardo assente stanco di viaggiare ed osservò la piccola marionetta che lo fissava col nero lucido dei suoi pensieri.
L’uomo accenno a un sorriso e quell’esile figura lo accompagnò. Poi un gesto e poi ancora un altro. La marionetta lentamente prese vita. Sciolse il torpore dei suoi arti intrecciati come i capelli inariditi che indossava e recitò per lui.
La commedia era come se non dovesse mai finire perché le parole erano sempre nuove e, ad ogni pausa del respiro, riprendevano a giocare con la mente ed il cuore di quello spettatore solitario.
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La marionetta era sempre più eccitata per quell’incontro così singolare e si prodigava perché quel rapporto fatto di briciole di suoni fosse sempre più profondo.
Anche lo sconosciuto recitava con lei e i due facevano di quel teatro la loro esistenza. Intanto la platea si riempiva di colori e la marionetta cominciò a confondere gli sguardi accecata dal bagliore della luce. Quella storia aveva ridato tanta vita alla bambolina esanime che adesso si esprimeva con tutta l’allegria che quell’animazione intorno le procurava.
Poi, per dar meglio forma e musica alla sua frenesia, cambiò anche il vestitino polveroso dentro il quale stava prima nascosta, con altri sempre più appariscenti.
Lo sconosciuto reso piatto dalla folla che bramava per conquistare l’attenzione della marionetta rimaneva sempre più inosservato, penetrando sempre meno negli occhi di nero smalto della figurina..
Rapidamente, in quel teatro tanto taciturno, il vociare divenne strepito e lo sconosciuto, colto di sorpresa, pensò di perdere per sempre quella marionetta tanto fragile.
Allora, scivolando dentro l’anima, spense le luci, bruciò il cielo con un raggio di luna, chiuse gli occhi e con il cuore fece parlare quel sogno solo per lui.
Quando si risvegliò, lo sconosciuto tornò ancora in quel posto dove credeva di essere rimasto, per rivedere quella marionetta con l’abitino polveroso, il viso allungato dipinto sugli occhi neri di smalto
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