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Nella notte più lunga dell’anno, fiori e pescatori, attese irrisolte e parole mai dette, si incontrarono in una storia. Il sorriso della primavera aspettò che arrivasse il giorno più lungo ma la storia era breve e trovò il tempo per parlare di sé.
Si inventò la luce del giorno e la febbre del buio più nero e la tenne inchiodata a guardare la luna di una notte infinita. Le aprì il cervello ed entrò nel suo sangue per accenderne il calore; poi si spinse nel cuore e glielo fermò. La storia le percosse lo stomaco per farle andar via la fame scendendo sempre più giù fino a provare dolore. Le gelò le cosce e si imprigionò tra loro, si cinse i fianchi con le sue braccia e la strinse più forte per parlare ancora.
Allora la fece sognare per poterla svegliare e guardarla negli occhi mentre si fermava la notte più lunga dell’anno.
Ma le labbra gelate di sorriso di primavera si trasformarono in cristalli di ghiaccio e i suoni d’argento passando sulle corde di ferro non vibrarono più. La storia si ricordò della prima carezza di dita di seta, quando il mondo sparì.
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Adesso nuvole grigie nascondono lacrime di plastica che non bagnano più.
La storia guardò un frammento di sole nella corsa feroce di un lupo inseguito e si nascose tra le braccia di quel porto calmo, misterioso e solitario. Poi aspettò l’alba livida come un metallo, sognando di non svegliarsi. Cercò le cose che qualcuno lasciava dietro di sé, distruggendo l’armonia con i suoi segni grandi come caverne per far sapere che c’era ancora.
Di notte, mercanti di speranze dipingono canzoni senza tempo.
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