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Da: Ti racconto l'India 
Stefano Cotone 
..................Ci sono giorni in cui non ti senti bene e, magari, potresti leggere le avventure di un quarto della tua vita per trovarci qualcosa che ti prenda. Ma quel quarto della tua vita che hai passato in giro per il mondo, ti riporta ancora lì dove sei e ti passa la voglia di ricordare. 
Ci sono giorni in cui non ti senti bene e vorresti parlarne con qualcuno che, però, distratto dalla sconfitta in casa della squadra a cui tiene, ti guarda come se capisse, ma sta aspettando il processo del lunedì, per rivedere cosa sia realmente avvenuto in quel prato verde dove ventidue rompiballe rompono le balle a una palla a spicchi bianchi e neri. E mentre tu ti senti a zero e capisci il dramma del tuo vicino, lui si sente a zero e non capisce il tuo. Allora ti scorrono le immagini di una briciola di India, compromesse da una totalità di malinconia. 
Immagina… 
Immagina mentre ti parlo dei pescatori del Coramandel e delle loro barche di assi intrecciate. Senti l'umido del tramonto, vedi i bimbi che accudiscono un bufalo, vedi una mola per preparare un curry domestico e speziato di casa…… Immagina mille colonne di pietra che suonano. Immagina Chidambaran, avvolta nel tramonto, mentre aspetti che faccia sera per andare al tempio. Immagina bramini che ti rapiscono mentre fuori cominci ad assaporare un chay che hai ordinato aspettando che sia l'ora. Immagina fumo d'incenso e olio che brucia, fedeli che giungono le mani e si stendono invocando un pezzo di fuoco che sorge dal palmo di un sacerdote. E, immagina, una bambina con gli occhi pieni di lacrime, mentre ti porge offerte che a mala pena stringe tra le sue dita, lunghe e setose come tasti di un pianoforte che suona senza toccarlo. Immagina di vederla sfinita davanti all'altare di Parvati mentre chiede di non piangere più. Immagina di poterla toccare ed essere tu a sussurrarle una parola universale. Non piangere più!....... 
E non ti aiuta a far passare la malinconia. 
Vorresti fare un giro, così ti passa e, col fresco che c'è, ti rinfreschi la testa. 
Immagina….. di annoiarti al mercato della frutta di Pondicherry e dirigerti verso il mare, dove ti aspetta un piatto di riso fritto che fatica ad arrivare perché non c'è nessuno per prepararlo. E allora guardi il mare. Vanno e vengono e sono onde, forme d'acqua che non si ripetono mai. Ci staresti a Pondy? Ci staresti a passeggiare la sera sul fronte dell'acqua e giocare sulla balaustra come un bambino? Ci staresti a fare la spesa al mercato con un parasole di pizzo e un fiore di frangipane nei capelli? 
Immagina….di trovarti a girare per Kumbakunam, ghermito dalle maglie di un rigattiere che non si fa trovare e nasconde i suoi vasi di bronzo, mentre cerchi disperatamente un bagno perché ti stai pisciando addosso!.... 
Immagina di prendere un rikshow e andare verso la piscina sacra di Trychi. E' notte, il tempio sulla montagna ti guida sotto un arco e, davanti a te, spariti tutti i fiori del mattino resta la solitudine dello stagno. E ti chiedi perché tutti pensano di avvicinarsi a Dio salendo ripide scale. Ma Lui, non era in ogni luogo? Allora riprendi il rickshow perché qualcosa che hai sentito, e non giustifichi, non ti fa stare bene e te ne torni dove brulica l'India. E l'India ti canta con un ubriaco di birra che, appestato dalla sua casta, spera che tu lo ascolti perché non lo capisci. Non ti spaventa un topo che, attorno ai tuoi piedi nudi, cerca ancora avanzi per la sua fogna? 
E poi immagina……Immagina di vedere Madurai, di notte, da una terrazza. Sono tra te e una birra. Piramidi di luce, ossessione di colori, gerarchie di figure. E non stai ancora bene? 
Perché è giù che ti aspetta un omino filiforme che arranca sui pedali del monumento di ferro che ti ha portato qui. Ma lui è lì per aspettarti, anche se non è ancora troppo tardi per prendere un altro chay, per parlare, parlare….. Parlare dei miserabili che finalmente dormono sul marciapiede, improvvisato a casa, del tempio di Meenakshi; delle forme ottuse dei pendenti d'oro, alle orecchie di fragili figure chine sotto il peso dei sacchi di riso; dei lavandai del fiume che, come in una danza, brandiscono panni sventagliando nell'aria volute di acqua; dei fabbri scuri che martellano sudati fendenti contro innocue lamiere da trasformare in padelle; e del sorriso di quel bimbo che, con gli occhi ovali, aspetta sulla carretta, anche lui, che si faccia l'ora. 
Immagina, in giro per i vicoli, a cercare un vecchio barbiere e scoprire che di vecchio ha solo la sedia e che lui, che vecchio non è, forse era meglio se avesse fatto un altro mestiere….. 
Immagina di essere dove frangono le onde di tre mari e di vedere una donna che sciorina al vento il suo sari. Immagina di parlare, qui dove le ceneri di Gandhi si sparsero al vento di questi scogli, di un uomo che muore di cancro ed al quale hai strappato l'ultimo sguardo senza potergli dire quell'ultima cosa che, col tuo cuore, andava via con lui….. 
Immagina di avere voglia di ridere e non trovare qualcosa di leggero che ti aiuti….una vecchia nonna che cade giù dalla finestra e arriva in cielo….cazzo che rimbalzo!!! 
E poi, immagina una spiaggia, tra gente che raccoglie le cime. Immagina un villaggio di pescatori, tra barche di pescatori, colorate e stese al sole come lance puntate nel cielo… 
Immagina di sparire per un giorno sperando, per un giorno, di staccarti dai tuoi pensieri e provare il disagio di doverlo fare, di raccogliere nel pudore le forme che ti fanno come l'acqua, morbida, lontana e di un assordante silenzio. 
Immagina….un elefante, fermo nel tempio, osservato da fedeli che ridono della sua mole. Un elefante consapevole che ogni suo gesto, qualunque gesto, è troppo ma è anche troppo poco e non serve a farsi capire. 
Immagina una corda di canapa ardente appesa sul braghettone di una porta di mercante che la espone prima della merce affinché chi passa, possa servirsene per la prima, attesa, boccata di fumo. 
Immagina ancora canali d'acqua, torcitoi di fibra di cocco, donne serve e padrone di bimbi odorosi di tenero.  
Immagina una luna che sorride sulle reti appese ad aspettare il giorno….. Immagina un rigattiere nei vicoli di Cochin tra vecchi libri di palma e polverose memorie di latta. Immagina di bere una spremuta di melograno e poi un'altra sotto lo sguardo stupito di un venditore di speranze. Immagina di stare appollaiato sopra un trespolo che s'immerge nella baia a raccontarti le cose…. Immagina le facce dipinte di maschere che raccontano una storia che fa venire il sonno e gli occhi, gli occhi che raccontano una storia che ascolti una volta e ti basta per sempre, come un film già visto e che non vorresti vedere mai più… 
Immagina…una grande festa con tanti elefanti, che guardi negli occhi e trovi strano che ti guardino negli occhi. Una grande festa di luci e bancarelle, una fiera di bramini e bolle di sapone che regali all'aria e a facce stanche di bimbi assonnati e stravolti……… 
E se ancora non ti passa allora immagina di sederti su una spiaggia e di sentire, forte, la voglia di carezze….è l'India che ti viene incontro. L'India, adesso è tutta sulla pelle, nel sapore delle tue mani, si muove tra le gambe e si aggrappa allo stomaco e non puoi più dire di no. E' l'India che ti fa dire che l'hai sentita nel tempio, che ti ha trafitto una sera su un rikshow, che t'ha fermato il cuore quando pensavi di poterle sfuggire….. 
Perché l'India è come una puttana con anni di clientela depressa e solitaria alle spalle. L'India…. come una puttana da strada. Esposta ai curiosi, maniaci, pronta per i soldati che scappano dalla trincea incuranti della pulizia e del contagio..…….ma se ti accarezza…..!!! 
Quando torni a casa e finalmente ti lasci andare o aspetti che ti chiamino dal Messico o ti viene voglia d'imparare l'inglese a Bristol o parlare con quella creatura che ti ha accompagnato per un tratto della tua vita e che, meno di te, conosce l'inglese perché non gli è mai servito per sopravvivere, né per scacciare la malinconia che quella briciola di India gli ha incastonato nel cuore più di una collana Toda, più di una cavigliera per collana, di un bracciale del Gujarat, di un anello di pietre saldato malamente, allora sarà il caso che ci ripensi…e, qualche volta, vieni anche tu. 
Immagina una vecchia filastrocca, scritta chissadachì, una chitarra e il giro del do:  
ho visto un focomelico / che mai nella sua vita / 
ha fatto una carezza/ sul volto di un'amica.   
Ho visto un pescatore/ aspettare nel vento/  
il sole del tramonto / Solo senza un lamento…. /  
Davanti a una risaia, / a un umido palmeto/ 
se ci sono i bambini / che ti corrono dietro /                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               
scegli il tuo posto dentro / tra le rughe del viso /  
dove si vive bene / se si accende un sorriso….. 
A me non passa e non si accende alcun sorriso tra le mie rughe. 
Mi basta una luna che tramonta per farmi star male, figuriamoci la memoria dell'India. 
Forse è perché mentre scrivo, ascolto la musica di Corelli. Tu non so. Ma, mentre mi leggi la senti? La senti la musica dell'India? e allora, immagina…immagina….. conoscere il valore delle cose sapendone il prezzo.